La penna di Emiliano Gucci per raccontare la sindrome di Down
Il Reporter, 02-11-2009, Ciro Becchimanzi
La giovane ma già prolifica penna del fiorentino Emiliano Gucci ha finora prodotto “raccontini che rovistano fra le budella” (queste le parole con cui si auto-definisce) ed è per questo che mai si sarebbe solo immaginato di curare un libro buonista che raccoglie storie-verità di persone a contatto con la sindrome di Down. Ma Antonella, presidente di “Trisomia 21 Onlus”, voleva proprio uno scrittore per portare avanti il suo progetto: un libro di storie vere per celebrare i 30 anni di vita dell’associazione fiorentina. Il risultato, anche grazie a Mauro Pagliai Editore, è ora in libreria e porta un titolo curioso e volutamente provocatorio: &ldq
uo;Chi lo legge questo libro?”, come a dire “lo sappiamo già, sempre i soliti, quelli che hanno a che fare con la sindrome”. Il volumetto, invece, ha tutte le carte in regola per vincere la sfida, per ribaltare la provocazione e diventare una lettura (anche) da “non addetti ai lavori”. Il merito è delle storie, della fresca e distaccata abilità di Gucci nel trascriverle, del valore unico dello voci-testimonianza raccolte. Il merito è anche di Trisomia 21, storico luogo di solidarietà fondato da un gruppo di famiglie, che oggi ha sede in viale Volta e svolge una miriade di attività, tutte rivolte all’integrazione sociale di p
ersone con un cromosoma in più. Il libro, oltre a una prefazione del curatore, contiene uno scritto del medico genetista del Meyer, Elisabetta Lapi. Per il resto, si tratta di una lettura estremamente cruda, attuale, dove si intrecciano esperienze diverse, pur se avvolte tra esse con il comune filo dell’umanità. Un’umanità che soffre, molte volte in silenzio, e che pure trova la fornza di ripartire e trarre dal proprio disagio le ragioni di una vita che vale la pena di essere vissuta. Aspettando, come auspica Gucci, di “superare l’ultimo tabù sulla sindrome di Down, ossia il luogo comune che debba condannare a un’esistenza senza gioia”.