Esercizi di filologia attorno a un villino di Firenze
Il Domenicale, 01-02-2006, Fabio Canessa
Fra gli esercizi di stile e i generi letterari, il più trascurato e negletto risulta oggi l’arte della descrizione. Che pretende con precisione lessicale e limpidezza cristallina, per il gusto sublime di agganciare l’attenzione del lettore non con un plot avvincente, ma con il gusto dell’esattezza nella scelta dei vocaboli e la fluidità di una sintassi chiara ed elegante. Per cui bisogna far festa alla ristampa integrale della prima e
dizione di una chicca dimenticata della letteratura italiana, come il curioso racconto, datato 1868, che descrive, nei minimi particolari, una casa fiorentina dell’epoca.
Ne è autore Pietro Fanfani (1815-1879), filologo e romanziere fra i maggiori studiosi della lingua italiana, autore di un paio di storici vocabolari e purista convinto. Il quale immagina che, alla morte del padre, il buon Gualberto Guidi decida di vendere la casa di fa
miglia e di lasciare Firenze, amareggiato dal dissennato comportamento del malvagio fratello Federigo…
La casa in vendita viene minuziosamente raccontata in ogni dettaglio, dalla facciata alla cantina, senza trascurare arredi e oggetti di ciascuna stanza. Un pretesto, per Fanfani, di compilare un altro vocabolario travestendolo da racconto e di applicare il suo progetto didattico-letterario d’insegnare e imparare divertendosi.