Il banchiere del Re e quella Firenze che era come Dubai
Corriere fiorentino, 30-06-2009, Gabriele Ametrano
«Era il migliore e il peggiore dei tempi, era il periodo della luce, e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione». Così, citando Charles Dickens, si apre il romanzo storico di Riccardo Nencini, L’imperfetto assoluto, edito da Mauro Pagliai e con la prefazione di Franco Cardini. Sette anni di ricerca e sette mesi di scrittura per raccontare gli anni che corrono tra il 1301 e 1306, periodo oscuro per quella che di lì a pochi decenni diventò la quarta città della Cristianità. E nei fatti spietati che segnano le vicende cittadine, ecco che la figura del padre della lingua italiana, un Dante inedito e poco poetico, affiora col suo peregrinare esiliato, condannato dai suoi stessi concittadini. Ma ad emergere, grazie ad un accuratissimo studio di documenti d’archivio conservati a Parigi, è sopratutto la storia di Musciatto Franzesi, figura potente e senza scrupoli, personaggio celebrato
da Boccaccio, che da figlio di un brigante di Figline divenne mercante e poi banchiere del re di re di Francia Filippo il Bello, nonché consigliere di suo fratello, Carlo di Valois. Con un obiettivo: strappare Firenze ai Guelfi neri. «Musciatto – spiega Nencini – è presente in tutti i fatti più importanti di quel periodo, dalla messa la bando di Dante e del padre di Petrarca, allo schiaffo di Anagn, fino alla preparazione del processo ai templari». «Questo libro è una Comédie Humanine, un ritratto umano della vita di Firenze e della Toscana di allora – aggiunge Cardini –. Ma è anche un’importante testimonianza storica. I due principali personaggi, Musciatto e Dante nel suo momento di vita più drammatico, sono il simbolo dell’umanità che brulica nelle strade tra difetti, insoddisfazioni e tragedie. Ognuno cade, si rialza e continua nella sua esperienza tra bene e male». Quant
o alla Firenze di allora, Nencini spiega che «era la patria del capitalismo finanziario, come Wall Street, come oggi Dubai immersa nei cantieri delle grandi opere, capace di fondere l’attività di banchieri cittadini ai commerci, in un intreccio di interessi in grado di coinvolgere l’intera città. E straordinario fu il senso civico dei mercanti che crearono una città dei diritti, dell’educazione e della cultura». Un commento che Nencini, segretario nazionale del Ps e presidente del Consiglio Regionale, fa diventare simbolicamente speranza odierna, condividendola con la politica di una Firenze post-elezione, nella presentazione pubblica, il 6 luglio in Piazza della Repubblica, insieme al nuovo sindaco Matteo Renzi e a Franco Cardini. All’opera l’autore ha voluto donare anche un gusto poetico. Federico Berlincioni, giovanissimo poeta classe ‘87, è intervenuto scrivendo quindici sonetti presenti nelle oltre 420 pagine.