Gli anni imperfetti del ’Sommo Poeta’
La Nazione, 30-06-2009, Michele Brancale
Macerie e cantieri delle duecento torri che ne disegnavano il profilo ne erano rimaste un centinaio e per giunta smezzate. Guelfi e Ghibellini avevano solcato il volto di Firenze imprimendogli ferite profonde. E su quella città che sembrava votata al declino- più piccola di Costantinopoli, Siviglia e Parigi, ma quattro volte più grande di Londra -l’ombra della decadenza colpiva anche l’olfatto, tra le torri distrutte degli Uberti in piazza della Signoria come anche negli altri sestieri. Firenze era tutto il contrario del sui nome nei primi del ‘300 quando Dante, ex priore della città e guelfo bianco costretto all’esilio, ben lontano dall’essere considerato il divin poeta, vive tra missioni diplomatiche  e un’erranza sulla soglia della povertà di strada ( Foscolo, forzando la mano e ponendo l’accento sulle alleanze dei bianchi, parlerà di lui come del ‘ghibelin fuggiasco’). Eppure tra quelle macerie, si aprono i cantieri dell’alleanza all’origine dell’età dell’oro di Firenze, tra mercature, banche e manifatture. Sangue, acciaio, pugno di ferro nella città, ma grande tolleranza nella cura delle arti e la genialità finanziaria che fa del fiorino l’euro dell’epoca e di Firenze ‘il faro della cristianità’. In questo scenario si muovono i protagonisti del nuovo romanzo storico di Riccardo Nencini, L&rs
quo;imperfetto assoluto’, edito da Mauro Pagliai (pp.448, euro 19). bisognerà farne una lettura approfondita e lasciare decantare gli elementi narrativi e quelli documentali per un giudizio ponderato. Ma i sette anni di ricerca e i sette mesi di stesura che quelle pagine hanno richiesto, lasciano emergere, ad una prima lettura, non solo la cura della ricostruzione forgiata nel rigore storico, quanto anche un’abile e riuscita padronanza narrativa.«Protagonisti del libro, il Dante Alighieri dell’esilio (dal marzo 1302) e Musciatto di Messere Guido Franzesi, nato a Figline Valdarno, banchiere del re di Francia Filippo il Bello, consigliere di suo fratello Carlo di Valois. Musciatto è presente in tutti i fatti più importanti che avvengono tra il 1301 e il 1306 – spiega Nencini 100mila copie vendute con ‘Morirò in piedi’ dedicato a Oriana Fallaci- dal bando di Dante del padre di Petrarca allo schiaffo d’Anagni fino alla preparazione del processo ai Templari. All’epoca il fiorino era l’euro di oggi, perchè Firenze era la patria del capitalismo finanziario, una città verticale grazie alle sue torri, come Wall Street, una specie di Dubai immersa nei cantieri delle grandi opere, la fucina culturale che getta i semi della fortuna medicea e del Rinascimento. Ma con una caratteristica particolare purtroppo irripetibile – conclude – ossia che i mercanti facevano attenzio
ne la loro portafoglio-ma anche alla città, potendo vantare uno spiccato senso civico». L’autore ha potuto a riguardo scovare, studiare e proporre alcuni documenti d’archivio conservati a Parigi. La narrazione ha tra i pilastri anche due finzioni: la figura femminile di Telda e sonetti autobiografici attribuiti a Dante ma affidati dal Nencini a Federico Berlincioni, che li ha scritti con notevole perizia e ispirazione. Dante e Musciatto (ricordato peraltro in una novella di Boccaccio) sono per Nencini due ‘imperfetti assoluti’. «L’imperfetto assoluto è l’essere  umano. – spiega Franco Cardini nel presentare il libro – L’uomo è l’assolutezza dell’imperfezione». Dante, ad esempio non è soltanto l’altissimo poeta, «è un uomo di carne ed ossa, un esule, un vinto un piegato ma non spezzato dalla sorte uno che ha amato, è stato tradito a sua volta, è stato minacciato di mille morti e forse ha anche ucciso, uno che ha sbagliato e si è pentito, è caduto e si è rialzato».
Cardini, che a ha firmato la prefazione, presenterà il libro lunedì 6 luglio alle 21 in piazza della Repubblica, insieme a Berlincioni, l’editore Mauro Pagliai e il nuovo sindaco di Firenze Matteo Renzi oltre, che naturalmente a Nencini, che è presidente del Consiglio regionale della Toscana.