Perde Mussolini. E la storia
Famiglia Cristiana, 02-06-2009, Enzo Natta
Alcuni svarioni inficiano il valore del film di Marco Bellocchio«Eppure continuai, continuammo, innamorati pazzi, a credere in Mussolini...». Come in Vincere di Marco Bellocchio, la stessa illusione è contenuta in Solleone di guerra (Mauro Pagliai editore), racconti dello storico Paolo Buchignani in cui figura una biografia romanzata di Marcello Gallian, fascista deluso e scrittore emarginato, antieroe di una rivoluzione tradita e vittima del “grande ingannatore”. Come lo fu Ida Dalser. Mancano documenti (se c’erano sono spariti) e non si sa come andarono i fatti, ma una cosa è certa: da quella donna, Mussolini ebbe un figlio e tutti e
due furono abbandonati a un tragico destino. Mai vittoria, se così si può dire, fu più amara e in questo senso il titolo del film suona ancor più ferocemente ironico, misero trionfo destinato a tramutarsi ben presto in una condanna morale prima ancora che in una sconfitta umana e politica. Dal film di Bellocchio emerge il ritratto di un seduttore dotato di grande fascino e magnetismo animale che, dopo aver piegato ai suoi voleri una donna simbolo stesso dell’Italia, la porta alla rovina. Se l’obiettivo del regista era demolire il mito residuo di Mussolini (che ancora resiste) per rivelare l’uomo nella sua miseria morale e mostrare il
re nudo, bisogna riconoscere che c’è riuscito e che su questo piano Vincere vale cento Delitto Matteotti. Ma se l’intenzione era appassionare sul piano drammaturgico, il film lascia freddi e distanti. Il suo vero tallone d’Achille è però la Storia. Basterebbe la scena in cui, lasciato l’Avanti!, Mussolini fonda Il Popolo d’Italia. La redazione del nuovo quotidiano (che nella dicitura si definisce “socialista”) è arredata con addobbi che appartengono alla simbologia del fascismo. Arrivata cinque anni dopo. Regista e scenografo saranno anche promossi in cinema, ma vanno bocciati in Storia. Con la S maiuscola.