Perché sogno una nuova rivista letteraria
Avvenire, 26-05-2009, Maurizio Cucchi
Ricevo l’ultimo numero della bella rivista «Caffè Michelangiolo» diretta da Mario Graziano Parri e pubblicata da Mauro Pagliai a Firenze, e mi vengono alla mente alcune semplici considerazioni sulle riviste letterarie di cui si è occupato di recente questo giornale. In primo luogo devo peraltro precisare che la rivista di Parri è interdisciplinare, che si occupa infatti di «Lettere Scienze, Arti Cinema», come è scritto in copertina, dove in questo numero appare una bella immagine di Silvana Mangano. E il punto , in fondo, è proprio qui. Esistono oggi, infatti, molte riviste letterarie, molte riviste anche di sola poesia, la cui circolazione è in genere limitata ad un ambito che va poco oltre chi ci scrive o chi vorrebbe vedersi pubblicato. Riviste che proseguono un’illustre tradizione, che è ancora grosso modo quella della prima metà del Novecento, e che dunque faticano a tenere il passo con una realtà dell’informazione radicalmente mutata. O ignorano del tutto, per snobismo o per semplice pigrizia intellettuale, questi cambiamenti. Riviste che, nella maggior parte dei casi, sono vere e proprie antologie
di testi, generosamente aperte, il che è un bene, ma quasi sempre prive di un vero e proprio programma culturale. Ci sono eccezioni, naturalmente, come dimostrano (mi si perdonino tutte le omissioni) la continuità con una tradizione di «nuovi argomenti» o l’impegno battagliero dei giovani di «Lìnfera». C’è «Il Caffè» di Walter Pendullà, che a sua volta si muove oltre il campo letterario. La prevalenza è quella comunque, di riviste di poesia, riviste di nicchia, che in fondo poco si curano della reale promozione della poesia oltre il proprio orizzonte. Sono convinto che la poesia debba potersi muovere in spazi più aperti e vari, confrontarsi costantemente con altre realtà culturali di ricerca, entrare in contatto con forme diverse dell’espressione e del pensiero, presentarsi a un pubblico di lettori accanto ad altre discipline con pari diritto. Per questo va accolto con interesse un impegno come quello di «Caffè Michelangiolo», che in questo numero propone testi poetici inediti di autori importanti (Loi, Magrelli), ma anche testi di narrativa, servizi sull’architettura,
sulle arti, sulla fotografia e sul cinema, oltre a un nutrito pacchetto di studi e recensioni. Questa è la strada per promuovere la cultura di ricerca in genere e la poesia felicemente al suo interno. Tanti anni fa c’era un giornale come «Alfabeta», capace di spaziare ad alto livello su passaggi diversi ma complementari. «Caffè Michelangiolo» offre anche al lettore il conforto – oggi forse irrinunciabile – di belle e numerose illustrazioni. È una pubblicazione quadrimestrale, e in effetti – con i tempi che corrono, così frettolosi e distruttivi, e così carichi di prodotti scadenti, confusione e rapida destinazione alla spazzatura – un passo ulteriore, che potrebbe ancor più garantire una ricca informazione culturale aperta Rai diversi settori, sarebbe forse la realizzazione di un mensile. Sogno un mensile di qualità, una pubblicazione, periodica aggiornata capace di proporre una divulgazione seria e rigorosa nei percorsi delle varie arti, accontentando un pubblico saturo di paccottiglia e generi vari di puro intrattenimento oggi dominanti. E non credo che sarebbe un pubblico numericamente esiguo.