Sognando la rivoluzione
L’Indice dei Libri del Mese, 03-03-2009, Daniele Rocca
Il nostro Sessantotto, sulla cui soglia Danilo Breschi in questo studio si ferma dopo averne ricostruito le premesse sociali e ideologiche, nasce da un originale ed esplosivo intreccio fra alcune correnti del marxismo (ispirate soprattutto da Tronti e Panzieri, oltre che dal mito anti-imperialistico di Ernesto Guevara) e lo spontaneismo cattolico (influenzato dalla figura di don Milani). Sul piano della politica parlamentare, ossia nel Partito comunista, non poche tensioni in seno alla sinistra si erano già manifestate intor
no al 1956, con il rapporto Chruscev, l’invasione sovietica dell’Ungheria, i moti in Polonia. Come Breschi opportunamente sottolinea, già in seguito ai fatti dell’estate 1960, con le proteste contro l’insediarsi del governo Tambroni e il congresso missino organizzato a Genova, e poi in seguito agli scontri di piazza Statuto a Torino (luglio 1962), l’Italia mostrava un volto ben diverso da quello, roseo e ottimistico, del boom economico. Adesso la violenza operaia, nutrita della retorica della nu
ova Resistenza, fronteggiava quella, già ben nota e sperimentata, della polizia. L’infittirsi dell’immigrazione meridionale nelle grandi città del Nord, i ventiduemila assunti Fiat a Mirafiori nel biennio 1961-63, l’avvento di una nuova generazione di studenti, formatisi su testi, modelli, maestri e stili di vita diversi da quelli dei loro predecessori, fecero il resto negli anni successivi, nel quadro di un generale “stato di effervescenza politico-ideologica”, qui molto ben rievocato.