Santa Caterina del Perugino torna a Firenze
Il Giornale della Toscana, 30-09-2005, Claudia Renzi
Chiedere il prezzo è lecito, in fondo è esposta in una galleria privata, il regno dell’antiquario Fabrizio Moretti in Palazzo Niccolini a Firenze, da poco sbarcato anche a Londra con una sede in New Bond Street.
Ma puntare i piedi, vagheggiando un mutuo improbabile, è inutile. Perché la destinazione della celebre tavola cinquecentesca del Perugino che ritrae Santa Caterina d’Alessadria sarà, con molta probabilità, un museo pubblico. Per Firenze, che l’ha vista nascere nella Chiesa della Santissima Annunziata, sarebbe un bel ritorno a casa. Il soprintendente Antonio Paolucci è, naturalmente, tra i suoi appassionati ammiratori, che fino a oggi l’avevano vista solo in foto, per altro in bianco e nero. E non è detto che, trovato uno sponsor, non ricorra al diritto di prelazione.
La stima è ancora top scret. Preme specificare, per la cronaca, che le opere antiche, almeno quelle fino al Settecento – la fase artistica più in voga sul mercato sul mercato del collezionismo antico –, non raggiungono le cifre astronomiche di una qualsiasi balordaggine di Cattelan.
Al momento è visibile alla Galleria Moretti insieme a una ventina di dipinti un tempo dispersi sul mercato internazionale e ora riacciuffati dall’antiquario fio
rentino. L’esposizione, fino al 29 ottobre, si intitola «Da Allegretto Nuzi a Pietro Perugino» (Piazza degli Ottaviani, 17/r, info tel. 055–2654277). Dentro se ne vedono delle belle. Come un trittico portatile trecentesco di Agnolo Gaddi, La Madonna dell’Umiltà, e la piccola Natività di Cristo del Maestro dell’Annuziata Spinola, allievo di Giotto; oppure la curiosa idea di Rinascimento del padovano Francesco Squarcione, una Madonna col Bambino circondata da cherubini, che paiono demoni gotici. Altre importanti acquisizioni, il San Giovanni Battista di Masolino da Panicale, riapparso sul mercato americano una diecina di anni fa, il Ritratto di giovane di Francesco Botticini e la Madonna in trono di Bernardo Zaganelli.
Ma la star è la «Santa Caterina» di Pietro Vannucci, il Perugino. Parte della più grande pala di altare mai realizzata, come svariate sorelle oggi divise in più sedi museali in Italia e all’astero. La Deposizione, iniziata da Filippino Lippi, è nella Galleria dell’Accademia (forse la sede ideale per ospitare anche «Santa Caterina»), mentre l’Assunzione è in SS. Annunziata; due figure di Santi, S. Elena e Beato Francesco da Siena sono allo Staatliches Museum Lindenau Museum di Altenburg, e un’altra c
oppia, S. Illuminata da Todi e S. Giovanni Battista, si trova al metropolitan Museum di Art di New York; completa la lista la tavola di San Filippo Benizzi alla Galleria Nazionale di Arte Antica a Roma. Vederle riunite sarebbe un evento.
Chi si perde l’anteprima alla Moretti, può aspettare la mostra «Perugino a Firenze. Qualità e fortuna di uno stile» organizzata dal Polo museale al cenacolo di Fuligno (8 ottobre – 8 gennaio), che la ospiterà vicino all’Ultima Cena del maestro di Città della Pieve e altre opere.
Il come la tavola sia tornata a Firenze merita un capitolo a parte. Dall’altar maggiore di SS. Annunziata passò ad Antonio Vitale de’ Medici, in cambio di un nuovo tabernacolo d’argento, nel Seicento, e poi al collezionista francese Edmond Bonaffé. Alla fine dell’Ottocento fu acquistata dal londinese Sir Joseph B. Robinson che ne fece dono alla figlia Ida, principessa Labia, per le nozze; giunta a Cape Town, in Sud Africa, la tavola fu poi venduta dagli eredi a Sotheby’s Londra, alla fine degli anni Sessanta. L’iltimo tassello è un collezionista americano da cui Moretti l’ha acquistata dopo un anno di trattative. Ora non resta che sperare nel suo ritorno definitivo al patrimonio artistico italiano.