Il mondo di Piero Chiara e Lucio Mastronardi in un saggio di Stefano Giannini
La Gazzetta di Parma, 15-05-2009, Giuseppe Marchetti
Stefano Giannini, docente di Lingua e letteratura italiane alla Syracuse University nello Stato di New York, ha pubblicato per i tipi della fiorentina casa editrice Polistampa di Mauro Pagliai La musa sotto i portici. Caffè e provincia nella narrativa di Piero Chiara e Lucio Mastronardi (presentazione domenica alle 10 alla Reggia di Colorno). Il bel volume, che è arricchito da un’ampia nota bibliografica, analizza in quattro capitoli la particolare atmosfera della vita in pubblico dei due scrittori che nei caffè di un’epoca purtroppo irrimediabilmente trascorsa e finita, trovarono stimuli, caratteri e figure per dar corpo a valori ai loro personaggi secondo un istinto di profonda curiosità umana e letteraria che ha costituito addirittura un genere molto frequentato e suggestivo nel territorio del nostro Novecento.
Anche a Parma, come si sa, “l’avventura dei caffè” ebbe fra gli anni Trenta e Cinquanta una vivacissima vitalità per merito di Attilio Bertolucci, Pietrino Bianchi, Giovannini Guareschi, Mario Buzi, Oreste Macrì, Aldo Borlenghi, Giancarlo Artoni, Alberto Bevilacqua e altri scrittori. La Luino di Chiara (e di Sereni) e la Vigevano di Mastronardi sono, con la Modena di Delfini, la Trieste di Saba, Mattioni e Magris, e la Napoli di Rea, Compagnone e La Capria, alcuni dei luoghi nei quali più profondo si è radicato il mito dell’appartenenza che nella conversazione e nell’amicizia trova una ragione d’essere e di vita, quindi di narrazione e di poesia. Il saggio di Giannini muove dalla provincia (la provincia delle memorie, delle cose e delle case, dei volti, delle strade, della lingua e
dei ricordi) per salire poi più verso le narrazioni evocatrici le ambiguità e i drammi di piccole e grandi storie, e i paradossi di strani destini incrociati. Da una parte, Chiara; dall’altra, Mastronardi con i loro personaggi che giocano a carte, che parlano, che vedono scivolare la vita, gli anni e le mediocri occasioni delle giornate tutte uguali della provincia. Giannini scrive che “il caffè è per Chiara il prezioso scrigno che custodisce la sua memoria” e, più avanti, aggiunge: “Al centro della vita di paese, i caffè di Mastronardi si presentano come scuola e rifugio per tutti”. Fra queste due illuminanti definizioni corre buona parte di quella nostra narrativa di pieno Novecento che segna il passaggio dal realismo postbellico al drama esistenziale di fine secolo e millennio.