Sommo Poeta ma anche cacciatore, esperto di falconi e…
Il Tempo, 31-01-2009, ––
Sommo Poeta ma anche cacciatore, esperto di falconi e…
Sommo Poeta ma anche cacciatore, esperto di falconi e segugi, ed «etologo», cioè studioso del comportamento degli animali. A gettare uno sguardo insolito sulla vita e l’opera di Dante Alighieri è il ricercatore romagnolo Giorgio Zauli, insegnante d’italiano e appassionato cacciatore che ha dedicato anni di indagine a «censire» le descrizioni di falconi, segugi, veltri e tanti altri animali all’interno della «Divina Commedia». Attraverso un lavoro interessante e colto, Zauli ha compilato una specie di bestiario della «Divina Commedia», completo di rimandi e riferimenti che propongono una lettura originale e curios
a del poema dantesco, tramite un’interpretazione mai prima d’ora offerta. Giorgio Zauli è così l’autore del saggio «Animali e cacce nella Divina Commedia. Dante falconiere ed etologo», pubblicato dalle edizioni Sarnus di Firenze.
Nel variopinto universo di simboli di cui è ricca la «Commedia» dantesca, molti sono gli elementi appartenenti al mondo animale, spesso e con evidenza in riferimento alla precisa sfera della caccia. Il libro di Zauli approfondisce, anche con qualche illustrazione, un aspetto poco conosciuto del poema, letto e studiato in tutto il mondo e si sofferma sugli animali descritti da Dante nel corso delle tre cantiche, trattandone la concezione nella storia e spiegando, anche
attraverso riferimenti storici, significati e connotati di ogni singola specie. Zauli pone l’accento sulle descrizioni particolarmente realistiche tratteggiate da Dante, sicuramente pratico d’arte venatoria, specialmente quando tratta di falconeria dimostrando uno spirito d’osservazione degno tra l’altro del più attento etologo naturalista.
Del resto, ricorda Zauli, il primo incontro della «Divina Commedia» avviene tra Dante e tre animali feroci: nel primo canto dell’Inferno la lonza, il leone e la lupa sbarrano il cammino al poeta respingendolo verso i misteri della «selva oscura». Le tre temibili belve rappresentano alcuni peccati capitali, molto probabilmente lussuria, superbia e avarizia.