Come avere colori caldi dove il clima è gelido
Il Venerdì di Repubblica, 27-02-2009, Rossella Sleiter
Strana storia quella della pasione degli svedesi per i giardini. La racconta Sonia Santella in Giardini svedesi (Edizioni Polistampa, pp. 176, euro 16) senza pedanteria, prendendoci per mano.
Fu Cristina di Svezia, appassionata d’Europa e d’Italia, a chiamare dalla Francia, nella seconda metà del Seicento, Andrè Mollet, giardiniere di Enrico IV, teorico del jardin de plaisir, dove il ricamo è fatto con i fiori. Mollet avrebbe dovuto dare al palazzo reale di Stoccolma un parco alla francese, ma scoprì che con il clima locale limonaie e arancere erano impossibili
come i fiori esotici.
Fu un insuccesso che risvegliò l’orgoglio nazionale. E gli svedesi si diedero da fare per colorare le loro ombre, rallegrare le loro facciate, abbellire le pianure con alberi preziosi e impreziosire le siepi con varietà curiose. Senza i limoni, gli esotismi. L’aristocrazia si mosse, i castelli circondati da parchi non si sottrassero alla moda dei parterre e dei labirinti. Ma fu soprattutto sulla scia del movimento inglese Arts and Crafts che, nell’Ottocento, nacquero scuole per giardinieri e istituzioni per la coltivazione di orti privati su su
oli pubblici e giardini per l’uso condominiale degli abitanti. Madre Natura e la scienza delle ibridazioni fornivano le varietà da usare, dalla cobea rampicante (scandens, molto bella anche per noi) allo strano panicum violaceum, una graminacea dal ciuffo generoso che serve da sfondo per far risaltare dalie, zinnie, tropeoli e piselli odorosi. Peonie e rododendri, begonie e ortensie nella luce del Nord sono ancora più belli, i luoghi da vedere sono nel libro, che, se pure non è né una guida né un manuale, vi porterà a scoprire paesaggi e a copiare fioriture.