Un giallo ambientato a Prato: tra autobiografia e storia
Il Tirreno, 30-05-2008, Miriam Monteleone
PRATO. Dopo oltre vent’anni di permanenza a Prato ha deciso di ambientarci un romanzo giallo dal sapore storico. Il libro, edito dalla Mauro Pagliai Editore, si chiama “Caramelle” e l’autore è Erminio Serniotti, ex insegnante di lettere e oggi preside di un istituto superiore lucchese, da anni appassionato scrittore di racconti e romanzi polizieschi. Il libro è stato presentato martedì sera alla libreria Al Castello nel corso di un incontro coordinato da Franco Neri, direttore della Biblioteca Lazzerini di Prato. Ma andiamo a conoscere i particolari di questo giallo pratese. La storia ha inizio con il ritrovamento in una casa alla periferia di Prato di un cadavere carbonizzato in un forno da pizze. Motivo apparente: una rapina. Le indagini sono affidate all’ispettore Pautasso, torinese trapiantato in Toscana, che non ne vuole sapere di archiviare il caso. Da questi dati iniziali l’autore fa scaturire un intrigante gioco tra pre
sente e passato, rievocando un periodo drammatico per la storia del nostro paese: l’occupazione tedesca. «Anche se sono nato a Torino, ormai mi sento pratese d’adozione - spiega l’autore - La scelta di ambientare il romanzo a Prato è stata dettata da un’esigenza di realismo. Il genere richiedeva una minuziosa descrizione dei luoghi e allora ho pensato di mettere a frutto la conoscenza della città maturata in questi anni. In realtà - aggiunge - non è la prima volta che Prato fa da cornice alle mie storie, ho scritto anche un testo sull’immigrazione ambientato nella pratese Chinatown». «Anche per la creazione dei personaggi mi sono ispirato in qualche modo alla città - racconta Serniotti - Mi riferisco soprattutto ad un personaggio che è al centro della vicenda, un ex deportato, che ho creato sulla base di un partigiano pratese, purtroppo scomparso, un uomo che per la memoria storica di Prato ha f
atto molto. Mi riferisco a Roberto Castellani. Quando era in vita - continua - mi è capitato d’incontrarlo spesso e di godere della sua preziosa testimonianza. Tutto questo è stato materiale su cui ho lavorato per il libro. Il testo, oltre al giallo, ha una vocazione anche storica». «Prato grazie anche al museo della Deportazione di Figline - precisa l’autore - più di altre città conserva oggi la memoria di questo difficile periodo storico, che i pratesi - mi riferisco all’eccidio nazista dei 29 partigiani - non possono dimenticare». E conclude: «Nel testo non mancano inoltre riferimenti autobiografici. Anche il protagonista è un piemontese trapiantato a Prato che per giunta si diletta a scrivere racconti. E’ impressionante quanto il vissuto di un scrittore possa prendere corpo tra le pagine e nei protagonisti. Te ne accorgi solo dopo, a lavoro finito, ma forse è anche giusto così».