Il caffè, ovvero l’aroma del pensiero
America Oggi, 01-02-2009, Franco Zangrilli
Nel panorama della letteratura contemporanea lo spazio del caffè ha assunto ampia rappresentazione e con significati sempre diversi diacronici e sincronici, realisti e simbolici, cronachistici e filosofici. Lo potrebbe dimostrare un rapido sguardo al racconto “ Caffè notturno” in cui tale soazio diventa milieu centripeta di un discorso saturo di argomenti metafisici, sopratutto riguardanti il destino dell’uomo-marionetta manipolato dalle mani di forze misteriose, inclusa la morte che va e viene a suo agio, senza mai satollarsi della vita; certi romanzi di Patti, la cui autobiografia fantastica, “Roma mamara e dolce” (1972), ci restituisce una felice rappresentazione dell’importante funzione storica dei caffè romani degli anni 1920-30, ma per lui sopratutto il caffè Aragno che diventa un’oasi d’incontri di artisti, di poeti , di scrittori, di giornalisti, registi, intellettuali, politici, di una folla di gente che cerca di capire e di interpretare la realtà del tempo, che produce la cultura contemporanea, e che mette una mano a modellare gli eventi storici.
«La musa sotto I portici è un libro molto bello ed originale. Anche perché parte dalla disamina dei topos del caffè n
ella letteratura novecentesca italiana e straniera, non il caffè letterario in ambienti cittadini (Roma, Firenze, Milano ecc.) ma quello della vita quotidiana sopratutto quella della provincia italiana. Un argomento insolito e da tempo ignorato dalla critica, anche se qualche illustre studioso se ne è occupato con metodi e intenti diversi. L’analisi di Giannini illustra chiaramente come il caffè diventi spazio d’azione attraverso cui gli scrittori italiani contemporanei mettono a nudo I problemi e le crisi che hanno contrassegnato la società italiana dagli anni Trenta agli anni Sessanta, discutono della memoria individuale e collettiva e come questa memoria si fa problematica al punto di essere creativa e rappresentare motivi di crisi della personalità; riescono a tessere vicissitudini a autobiografiche e numerose situazioni economiche ma la sua analisi non si limita a questo: Giannini conduce lo scavo critico su latri temi e motivi, a cui affianca il sostegno di un fine discorso teorico. Il discordo teorico sull’argomento si imposta già con sottigliezza nella felice “Introduzione” del testo e si rinforza di capitolo in capitolo, toccando le riflessioni di pensatori contemporanei quali Josè Ortega Y Gasset,
Jürgen Habermas e Hans Speier. Altre singolarità dell’indagine critica di Giannini si individuano nella sua finezza espressiva, cioè nell’abilità ad usare un linguaggio critico pregno e coerente, con chiarezza riesce ad esprimere idee complesse, insomma un linguaggio che ha rispetto per l’intelligenza del lettore, che non si smarrisce mai nel critichese, tanto di moda nella critica di certi studiosi italiani; nel suo approccio verso l’intertestualità includendo nel discorso scrittori importanti tra I quali Pirandello, Moravia, Meneghello, Sereni,e Brancati; nella sua abilità di sviluppare uno studio complesso sull’opera di due scrittori ingiustamente considerati minori, Chiara e Mastronardi, facendocene apprezzare la loro rilevanza assoluta nel panorama della pOst-modernità. Il caffè, così centrale nell’opera di Chiara e di Mastronardi, è uno spazio di crescita e palestra retorica in cui gli avventori, con tratti anche donchisciotteschi, si abbandonano a ragionamenti stravaganti, hanno la possibilità di capirsi e di farsi capire, di denunciare le cose che non vanno, un simbolo dell’infinitamente piccolo che rispecchia l’infinitamente grande, un micro-macro cosmo.