Libri / Quella foto che fece perdere il “Mattino” a Barzini
Il Velino, 03-10-2008, ––
Roma, 3 ott (Velino) - Sarà in libreria dal prossimo martedì la monografia “Luigi Barzini, una vita da inviato” (Mauro Pagliai) in cui il noto giornalista e scrittore Enzo Magrì ripercorre i 73 anni della vita professionale e privata del “cronista dei più importanti eventi della prima metà del Novecento”. All’inizio del secolo scorso Barzini (1874-1947) è corrispondente in Cina e in Giappone per il Corriere della Sera. Dal 1923 al 1931 è negli Stati Uniti a dirigere il Corriere d’America; dal 1932 all’anno successivo è di nuovo in Italia, stavolta alla guida del Mattino. Nell’ampio saggio sono numerose le pagine che Magrì dedica all’evento cruciale della sua vita, ovvero la curiosa cessazione del mandato da direttore del giornale napoletano. Tutto ha inizio con la crociera atlantica che Italo Balbo organizza per festeggiare il primo decennale della conquista del potere del fascio in Italia. Venticinque idrovolanti partono da Orbetello per raggiungere Chicago e poi New York.
Barzini, convinto che il modello italiano abbia sedotto gli Usa, scrive: “L’America ha visto in Mussolini un guidatore portentoso che faceva galoppare un cavallo recalcitrante e capriccioso e lo portav
a a vincere la corsa. La parola Italia suscita la visione di un eroismo di massa, di una disciplina di massa, di un’immensa cooperazione di cervelli, di braccia, di volontà capace di osare l’inosabile, spinta da un impulso da parte del cuore e del duce”. Gli smisurati elogi al dittatore non bastano, anzi, ad appena otto mesi dall’insediamento al giornale deve lasciare il proprio posto. Magrì riporta due versioni dell’infausto episodio: la prima vuole che Barzini apprenda di aver dato le dimissioni da un lancio dell’agenzia Stefani, il cui comunicato viene scritto dallo stesso Mussolini. Il duce sarebbe infuriato per aver letto su un foglio francese un’intervista critica verso il regime rilasciata da un anonimo giornalista italiano, “un direttore magro e alto” evidentemente identificato in Barzini (ma in realtà è Curzio Malaparte!).
Magrì sostiene che sia più verosimile la seconda variante, accreditata dallo stesso Barzini in vita: al rientro dei 25 aerei dall’America, il Mattino pubblica una foto che ritrae Balbo col dittatore. Il primo, trentenne, appare esaltato e raggiante; il secondo, cinquantenne, è visibilmente appesantito e stanco. Achille Starace - non a caso soprannominato “la
suocera del regime” - nutre un profondo odio per Balbo e, per danneggiarlo, mette sotto gli occhi di Mussolini una copia del giornale, insinuando che Barzini voglia mostrare a bella posta agli italiani “dove sta il passato e dove si colloca l’avvenire”. Il direttore è immediatamente convocato a Palazzo Venezia. Mussolini non accetta le sue scuse e gli toglie la direzione del giornale. Per la stessa ragione Balbo perde il ministero dell’Aeronautica. Inviato successivamente per Il Popolo d’Italia in Unione Sovietica e a Londra, nominato senatore del Regno nel 1934, presidente della stessa agenzia Stefani durante la Repubblica di Salò, in tutte le esperienze sua rocambolesca vita Barzini è sempre con il regime.
Ma la peripezia che lo ha reso più celebre al mondo risale al 1907, quando accompagna il principe Scipione Borghese nella famosa competizione automobilistica Pechino-Parigi, istituita dal giornale Le Matin, vincendola dopo aver viaggiato in Siberia e in Russia. Su quest’avventura scrive un racconto fotografico, tradotto in undici lingue e venduto con grande successo, che pure non basterà a rendergli dignitosi gli ultimi anni di vita a Milano, dove muore il 6 settembre 1947 nell’isolamento e nell’indigenza.