Luzi fascista? Un equivoco nato dal suo senso mistico
Il Corriere fiorentino, 29-08-2008, Gabriele Ametrano
Per Arnaldo Nesti, il poeta collaborò al «Frontespizio» ma non fu mai sedotto dal regimeSarà in libreria lunedì 1° settembre il volume Conversazioni a Firenze, a cura di Andrea Spini e pubblicato da Pagliai Editore. E sicuramente chiarirà alcune limitate e faziose interpretazioni apparse sui quotidiani. Oggetto del dibattito è l’intervista a Mario Luzi che il sociologo Arnaldo Nesti pubblicò già nel primo numero della rivista «Religioni e società» del 1986 e che oggi compone un capitolo di questa nuova pubblicazione. Luzi commenta e individua alcuni fondamentali passaggi del suo percorso umano e letterario, approfondendo le motivazioni della sua collaborazione con la rivista «Frontespizio» (considerata da molti un periodico allineato al regime) in un’analisi d’inedita coerenza d’animo. Non un fascista, né un simpatizzante di regime, ma neanche un reazionario: Luzi è sempre stato un intellettuale, un uomo con intense convinzioni religiose che intervenne, dal 1935 al 1939, in una pubblicazione culturale le cui fondamenta poggiavano in un terreno di religiosità
; avulsa da concezioni di partito. Questo il nodo centrale dell’intervento che Luzi rilascia all’autore Nesti. Parole accorate e sincere e non una mancata ammissione di appartenenza al fascismo, come amaramente la notizia vuole far credere. “Sono incredulo nel leggere che la discussione su Conversazioni a Firenze abbia sviluppato tesi politiche nei riguardi di un capitolo che non ha nessun senso politico” confessa Nesti. “L’intervista a Luzi, come le altre contenute nel volume, trova la verità solo nel percorso esistenziale di alcuni intellettuali nella città di Firenze. Nessuna considerazione riguardo la destra e la sinistra, nessun posizionamento laico o cattolico ma un’intensa riflessione sulla questione esistenziale e religiosa – intendendo come religiosa l’alta forma di consapevolezza spirituale che trascende ogni definizione”.Luzi spiega fin dal primo intervento come il suo percorso prima e dopo la collaborazione a «Frontespizio», manifesta una forte e univoca vocazione religiosa, “attributo che è proprio dell’anima”. La rivista, invece, sebbene si riassumesse nella dicitura &ldqu
o;cattolicesimo letterario fiorentino” era abbastanza intricata: dalla figura direzionale di Piero Bargellini, cattolico la cui curiosità apriva la pubblicazione ad emergenti scrittori e artisti, alla sterzata di Carlo Bo, che modificò i confini delle problematiche trattate in una visione più europea. La presenza ultima di Soffici, momento in cui «Frontespizio» ridusse l’ampio respiro culturale a favore di una militanza fascista, fu l’ennesima svolta tematica e l’avvio alla chiusura. Fu questo il momento di separazione, fase terminale in cui le collaborazioni di Luzi si interruppero. Ma oltre un’accorta testimonianza storica, Luzi esprime anche chiaramente le ragioni del proprio scrivere in «Frontespizio». “Al di là di ogni classificazione per me esistevano degli uomini che, come artisti, come persone, dicevano moltissimo. Li vedevo non solo come intellettuali scrittori e lettori di poesie, ma anche come lettori dell’anima. Non mi ero posto il problema dell’ideologia che li univa, avevo sentito la loro vena poetica come unione”. Parole che non trovano colore ma estasi di purezza culturale.