Violenze e squadrismi rossi nella guerra mondiale
Avvenire, 06-11-2008, Luca Gallesi
Più passa il tempo, e, curiosamente, meno si affievolisce la memoria dell’ultima guerra mondiale. Le polemiche sul fascismo occupano ancora le prime pagine dei giornali, mentre agli avvenimenti bellici di quasi settant’anni fa sono dedicati film e romanzi di successo. A questo filone appartiene il volume Solleone di guerra, una raccolta di storie di Paolo Buchignani pubblicata da Mauro Pagliai Editore con una prefazione di Carlo Lizzani. L’autore è uno storico, a cui si devono - tra le altre cose - due belle biografie di fascisti scomodi come Marcello Gallian (Bonacci) e Berto Ricci (il Mulino) e altrettanti volumi, editi da Mondadori, sui Fascisti Rossi e sulla Rivoluzione delle camicie nere, argomenti che qui ritornano in chiave romanzata. Contrariamente a quanto l’oggetto dei suoi scritti potrebbe lasciar supporre, Buchignani è t
utt’altro che simpatizzante col fascismo, anzi: militante del Pci negli anni Settanta, ha un album di famiglia squisitamente antifascista, come raccontano molte delle storie autobiografiche qui raccolte. I primi racconti descrivono violenze e soprusi di tedeschi e fascisti della Rsi che rastrellano i colli toscani alla ricerca di partigiani, così come non sono certo teneri i ritratti di certi squadristi più impegnati a fare prepotenze piuttosto che la rivoluzione. Ma, pur essendo predominante, il tema dell’ultima guerra non è il solo trattato: come a costruire un affresco narrativo che copre tutto il secolo scorso, dalla marcia su Roma l’autore si spinge fino alla rivolta di Budapest e agli anni di piombo, approfittando della finzione narrativa per trattare argomenti storici con un coinvolgimento che sarebbe disdicevole per un saggio scie
ntifico, come quelli a cui Buchignani ci ha abituato. Non potrebbero certo, infatti, essere oggetto di studio storico le figure di un’umanità semplice come quelle di Annibale, l’oste vittima della violenza politica, oppure don Ugo, cacciatore di frodo con una spiccata propensione per i pistolotti moralistici. Protagonisti di un mondo non sempre piccolo, spesso venato di idealismo, i personaggi di queste storie si scontrano con una realtà dura e avara, come quella vissuta dai due fascisti eretici Ricci e Gallian.
Ignorati, quando non osteggiati dal regime che avevano esaltato, morirono uno mitragliato in Africa e l’altro di stenti a guerra finita, due vite bruciate dall’idealismo che li aveva accecati, fedeli a una rivoluzione che forse non c’era mai stata, tranne che nei loro scritti appassionati e nelle loro vite sacrificate.