Figlio mio, perché l’hai fatto?
La Civiltà Cattolica, 07-05-2005, Ferdinando Castelli
Il contenuto del volume è nel sottotitolo. L’A. così lo presenta: «Un sussidio nato dal connubio tra dati storico-biblici, immaginazione e ipotesi fondate» (p.8). In realtà, preoccupazione costante dell’A. è ricorrere all’immaginazione soltanto quando questa può essere una dilatazione del dato storico per una migliore sua comprensione, e
non un fantasticare a vuoto. Domenicano, scrittore, giornalista, operatore culturale e anche compositore musicale, l’A. ha al suo attivo uno stile semplice e immediato, e l’arte del raccontare e dell’armonizzare storia e inventiva. È sempre attento a non offendere i dati della Rivelazione e a puntualizzare gli aspetti umano-divini di Gesù. Ciò fa sì che il
libro si offra al lettore come un’introduzione - sia pure sommaria e quasi accidentale - alla comprensione del mistero cristologico. Alcuni capitoli si leggono con vero gusto e profitto. Anche le pagine di pura inventiva (Giuseppe e Gesù che si recano a potare la loro vigna; la morte di Giuseppe a 45 anni; Gesù ragazzo che fa divertire i compagni) hanno il sapore delle cose buone.