Se vince la passione
Il Corriere fiorentino, 06-03-2008, David Allegranti
«Io provo dolore a vedere questi amori così fragili che sono disposti a resistere pochissimo, minimamente, che scommettono di durare così tanto e poi così poco durano, che fanno presto a tirarsi indietro». Così scrive Luca Nannipieri nel suo intenso romanzo – sotto forma di lettera-grido inviata a «Valeria, mia dolce compagna» - contro i rapporti usa e getta, «Chiamami ancora amore&ra
quo;. L’infame Zeitgeist del Duemila è puro nichilismo che colpisce la famiglia. Due persone non riescono a invecchiare insieme, amandosi, perché il parossismo della libertà personale, che assomiglia al raglio di un asino (i-o, i-o, i-o), ci impone una società in cui le unioni si frantumano alla prima difficoltà. Il libro di Nannipieri è tante cose: un reportage dalla dilaniata Bosnia che offre lanci
nanti rovine di guerra, un urlo contro il modello McDonald’s delle relazioni sentimentali, un manifesto per ricostruire una società che sta distruggendo il suo elemento primigenio (il nucleo familiare) e per rifondarla sulla solidità di un amore che ha a che fare con l’etica e la responsabilità. Quell’amore che «o resiste nelle difficoltà e nelle prove dure oppure è una cazzata».