Spiaggia della Signoria
Il Corriere fiorentino, 07-03-2008, Giada Primavera
Talani trasforma la piazza in uno stabilimento balneare «Sarà un’installazione garbata che spero susciti polemiche»Uno stabilimento balneare a Firenze. Se il mare già c’è (l’Arno), il castello di sabbia anche (Palazzo Vecchio); cosa è che manca? Forse la spiaggia. Una battigia che riempie tutta Piazza della Signoria. Mentre la Loggia dei Lanzi sta a guardare, oggetti di mare, col sapore di sale, niente di disegnato, niente di proiettato, renderanno i fiorentini bagnanti di una marina inattesa: dalle 6 fino alle 21 di oggi. È la follia ludica che il pittore Giampaolo Talani porta a Firenze con la mostra «Guarda la rosa e il vento che la porta via» che oggi si inaugura con un mucchio di eventi: dalle 17.30 in Sala d’Arme verranno esposte 55 sue opere; una grande scultura di 3 metri nel Loggiato degli Uffizi; a partire dalle 19.30, un vernissage in suo onore alla Galleria Mirabili di Lungarno Guicciardini e questa installazione-bagnasciuga. Talani è riuscito perfino a fare breccia nello scetticismo di Palazzo Vecchio, che alla fine ha ceduto al fascino del progetto in Piazza della Signoria. E oggi lì l’aria saprà di vento, di mare che pensa, di riccioli muti. «Sarà una installazione garbata, innocua, simpatica, straordinaria ed unica e spero susciti un po’ di polemiche – commenta Talani – . In qualche modo mi assomiglia, perché ha una parte giocosa: solo se non ti prendi sul serio fai cose belle». Ed è una inclinazione ludica, quella del pittore, che fa proseliti: il perfettissimo camiciaio doc, Leonardo Bugelli, ha creato una camicia &la
quo;Talani» con il colletto che «vola» alto con il taschino a forma di pesce. Insomma, anche l’insospettabile artigiano si è fatto contagiare ed ha osato. Un atteggiamento sano, secondo il pittore: Firenze da cinquant’anni ha paura di cambiare, ma non di essere contagiata da portatori sani, garbati e rispettosi che smettano di dire ®io sono» e comincino a dire «io faccio». Talani prova a sintetizzare la sua filosofia: «Non penso di sapere dipingere. Non l’ho mai pensato. Sono terrorizzato, ho una crisi ad ogni pennellata. La pittura è una scienza, è una bellissima donna che magari oggi si concede, ma domani chissà... Ed ogni giorno devi conquistarla, corteggiarla, farla sentire al centro del tuo mondo. Quando penso alla pittura mi vengono in mente i veri grandi: Masaccio, Van Gogh, Cezanne, Caravaggio... Noi non siamo grandi. Mi chiamano “maestro” per gioco. Pensa se qualcuno avesse chiamato “maestro” Cezanne mentre si spaccava la testa davanti alla montagna Saint Victoire inventando inconsapevolmente il cubismo. Il Pontormo a che pensava quando lavorava? Forse alla gloria di sentire che lo chiamavano “maestro”? Francamente credo proprio di no. Lui aveva problemi di stomaco e pensava alla pittura». Dopo aver realizzato l’affresco «Partenze» nel 2006 in Santa Maria Novella e l’anno seguente organizzato l’ennesima mostra, una scultura nel loggiato più famoso del mondo e Piazza Signoria «sua» per quindici ore, qualche effetto dovrà pure farglielo a Talani. E invece no, perché non gli importa l’eff
etto che fa a lui l’opera compiuta. È tutto quello che c’è dietro, la storia, la fatica, il progetto, l’amicizia delle squadre di artigiani e non – la curatrice Laura Farina, Paolo Nocentini, Paolo Rossi e il più giovane degli allestitori, Giacomo Bioli Pini – che lo seguono da sempre: questo innanzitutto interessa a Talani. E poi l’effetto che fa agli altri. Perché per lui l’artista conta meno di tutti, e quando se ne rende conto fa le cose migliori: «Se subisci l’effetto di te stesso sei finito, implodi». Durante questo «Talani-day» non si rivedranno solo chiome e cuori che danzano sulla brezza, ma si sentirà che cosa, nel bene e nel male, è un artista. «Artista? – si domanda stupito il pittore – . Forse la parola è inesatta. Userei “uomo dentro”, cioè uno che non ha paura delle sensazioni, dei sentimenti e soprattutto delle speranze. La stessa differenza che c’è tra affresco e pittura murale: l’affresco va in profondità, come l’ “uomo dentro”. Un soggetto egocentrico, certo, ma il cui egocentrismo sta solo nel dare e nel non mostrare. Se usassimo i nostri colori, quelli che abbiamo dentro, non avremmo bisogno delle bandiere della pace da esporre. Quelle che si insudiciano perché ce le dimentichiamo appese». Giampaolo Talani è corteggiato ora da Roma – sta partendo un grosso progetto pubblico – da Venezia e dall’America. E Firenze? «Sto’ Talani a Firenze ha stancato anche me... Da questa città non ho avuto molto: ho avuto tutto».