Un artista in viaggio
Il Tirreno, 05-03-2008, Milly Mostardini
Giampaolo Talani conquista Firenze Cogliamo Giampaolo Talani nel suo studio, a San Vincenzo, nella gran corsa della vigilia della mostra in Palazzo Vecchio.Hai voglia di parlarcene?Certamente, nel mio studio sono tranquillissimo, tra due giorni sarà tutto a posto. Certo sul momento è una gran faticaccia, ma quando un uomo si diverte a lavorare, non sente la fatica: l’importante è non prendersi troppo sul serio. Veda il caso: quando vidi la mia scultura uscire dal forno della fonderia di Campi Bisenzio, mi è tornato in mente l’esame fusione, quando ero studente all’Accademia di Firenze. Fu il mio esame peggiore, mi dettero appena la sufficienza mentre avevo una media di voti alti, insomma feci un crollo.Rosa dei venti è la sua prima scultura? A questa grandezza, sì: non sono uno scultore, a Firenze ce ne sono molti e molto bravi. A me la cosa è nata così: la mia galleria milanese mi chiese di fare un bronzetto di 15 centimetri, con l’idea di un gioco, per prova. Andò bene, tanto che la stessa galleria dopo un anno mi chiese di fare un musicista con violoncello, di piccolo formato: lo chiamai “Musicista innamorato”, ancora in spirito ludico e commerciale. Poi l’idea di scolpire mi ristuzzicò, dopo il successo mondiale, per segnalazioni e richieste,
del mio affresco “Partenze” della stazione di Firenze.Quando ha cominciato a dipingere?Da sempre ho voluto essere pittore, da bimbo ero innamorato dei fumetti, al liceo artistico mi segnalavo per la grafica e parevo destinato all’acquaforte. Poi all’Accademia di Belle Arti mi scoppiò l’amore e il fuoco per il colore, la passione per i muri dipinti, per l’affresco. Sa, per la mia famiglia avrei dovuto essere un pianista. Ho studiato dieci anni da privato, e passavo gli esami al conservatorio di Lucca.Perché ha smesso con il piano?  Sapevo di essere un mediocre, un buon suonatore, magari virtuoso, ma a 10 o 14 anni uno capisce che è diverso saper suonare ed essere musicista. Però non ho smesso: appena ho due minuti liberi, suono, prendo ancora lezioni, specialmente per il piano jazz. E colleziono pianoforti, con gran sconcerto di mia moglie.Cosa ne pensa di esporre tra Palazzo Vecchio e Piazza Signoria, dove sono state preparando una installazione segreta? Ancora non lo so l’effetto che mi fa, perché sono preso da troppe cose da organizzare. Tanti anni fa, visitando una mostra di Toulose Lautrec in Sala d’Arme, guardavo questa sala e capivo che era il cuore non solo di Firenze e del suo castello di sabbia (cioè Palazzo Vecchio, il mare è ovunque), ma di molto mondo. Mi
pareva un luogo inarrivabile: il mio viaggio da piazza San Marco e l’Accademia e Palazzo Vecchio è durato 30 anni.Cosa ci dicono i suoi omini in viaggio? L’omino di Talani, ormai lo chiamano così, non ha ancora capito nulla della vita, sa solo che è bella. Viaggia per trovare i suoi sogni, le avventure. È un viaggio dell’anima, alla ricerca del bello, anche interiore, dove può trovare anche il buono, il pacifico. Vede, un toscano, come me, è incazzoso, nervoso, molto rissoso ma non belligerante, e costruttivo in fondo. Il mio omino guarda indietro, però andando avanti, sempre, avendo addosso il vento del mare, con malinconia e nostòs: sa che ogni giorno gli porta via un giorno della vita. I petali della rosa anche, che siamo noi.Pittore per sempre e di successo: ci pensa all’invidia?Non accetto l’invidia, che ammazza più della guerra, lo so bene. Io faccio il mio, sto tutto il giorno nello studio. Se esco, sollecitato a fare due passi, mi chiedo subito: che ci faccio qui? Mi mancano subito il pennello e il colore, e torno al lavoro. A conquistare la pittura, come i grandi maestri, non ci riuscirò mai. Rompo le scatole a tutti, per tutta la Toscana, come quando volevo fare “Partenze”: e perchè non l’avete avuta voi, un’idea così.