Fallaci, un Viareggio “a scatola chiusa”
Il Messaggero, 24-02-2008, ––
Nel 1979 Oriana Fallaci conquistò il Premio Viareggio per «Un uomo», dedicato ad Alekos Panagulis, eroe della resistenza greca al regime dei colonnelli ed ex compagno della giornalista e scrittrice, nonostante che nessuno dei giurati avesse letto il libro. Molti dei membri della giuria non erano convinti di premiare la Fallaci, ma aderirono alla proposta del presidente, Leonida Repaci, per onorare la  memoria di Panagulis. In uscita proprio nei giorni in cui il premio fu annunciato, Un uomo era noto alla giuria più che altro per le anticipazioni apparse sui giornali. È questo uno degli aneddoti che Gabriella Sobrino, per quarant’anni segretaria del riconoscimento letterario, racconta nel libro Storie del Premio Viareggio, in uscita da M
auro Pagliai Editore (398 pagine, 18 euro), che è stato presentato ieri dalla stessa autrice nella nota località balneare della Versilia, con la partecipazione di Rosanna Bettarini, presidente della giuria attuale.Storie del Premio Viareggio svela una serie di retroscena, aneddoti ed episodi poco noti o del tutto inediti dello storico riconoscimento, di cui la Sobrino è stata segretaria dal 1964 al 2004 sotto le presidenze di Repaci, Natalino Sapegno, Rosario Villari e Cesare Garboli. Dalla cronistoria del premio torna alla luce il rifiuto di Italo Calvino che polemicamente snobbò l’alloro nel 1968 per il libro Ti con zero, provocando la “rabbia” del presidente della giuria Repaci: lo scrittore aveva chiesto “silenzio” su
quella sua decisione giunta peraltro dopo che tre mesi il suo nome era stato nella rosa dei finalisti.
Per ben due volte, la prima nel 1983, il regista Federico Fellini rifiutò il premio internazionale: «Che me ne faccio a questo punto della vita di un Viareggio?», scrisse in una lettera a Repaci. Nel 1950 anche Alberto Moravia con arroganza, entrato nella rosa dei candidati con L’amore coniugale chiese a Repaci di ritirare il suo libro, come   risulta da una lettera inedita ritrovata dalla Sobrino nell’archivio: «Non ho fiducia nel vostro premio come del resto in alcun premio letterario italiano». Anni più tardi Moravia avrebbe cambiato idea accettando di essere premiato dal Viareggio e di far parte della giuria.