Cronache del Novecento in un ‘salotto letterario’
QN, 24-02-2008, Rossella Martina
È una buona parte della cultura italiana del secondo Novecento quella che si racconta in Storie del Premio Viareggio (Mauro Pagliai Editore), ovvero i ricordi, nitidi e puntuali, di Gabriella Sobrino, la mitica segretaria del più longevo (nacque nel 1929) e blasonato premio letterario italiano. Per quarant’anni segretaria, dal 1964 al 2004, e nell’accezione più nobile del termine: depositaria dei segreti, ovvero la persona di fiducia del presidente, il suo braccio e il suo emisfero destro, quello più femmineo della diplomazia ma anche dell’ordine, dell’intuizione e dell’intelligenza sensibile. E questo ruolo lo ha svolto con il fondatore del Premio, Leonida Rèpaci (dal ’64 all’85), col successore Natalino Sapegno (’86,’89), con Rosario Villari (dal ’90 al ’95, ma, come racconta, non senza contrasti), infine con Cesare Garboli (’96-2004).Con l’avvento di Enzo Siciliano le dimissioni e la decisione di dedicarsi alla stesura del libro. Una bella ‘fortuna’ quella di fermarsi al 2004 perché il seguito, assai turbolento, sarebbe stato forse più difficile da raccontare. Come alcuni ricorderanno il culmine delle polemiche al Viareggio è stato raggiunto nella scorsa edizione. Ma il passato è passato e le baruffe sono parte del carattere de
l Premio e infatti, rassicura il presidente Rosanna Bettarini, gli otto giurati che si sono dimessi sono stati sostituiti. I nomi? Aspettiamo tutte le conferme prima di farli. E la segreteria letteraria? Quella può essere ufficializzata: la nuova segretaria del Premio Viareggio-Rèpaci è Gloria Manghetti, studiosa di autori e movimenti letterari del Novecento e dallo scorso anno direttrice del Gabinetto Viesseux. Un nome nuovo ma prestigioso per un ruolo che è l’anima del Premio, come appunto ci ricorda Gabriella Sobrino. Che non è affatto andata in pensione dal Viareggio.L’energica piccola signora è ancora pronta a dire la sua per quanto si finga distaccata e ingenua. Ancora impegnatissima – poetessa, traduttrice, autrice per la televisione, animatrice di importanti manifestazioni culturali, fondatrice lei stessa del Premio Donna Città di Roma – ha lasciato a Francesca Romana de’ Angelis il compito di trascrivere materialmente la sua vita in Storie del Premio Viareggio, un vasto interminabile salotto letterario dove si sono incrociati e spesso sfidati i maggiori intellettuali italiani della seconda metà del secolo scorso. Non ci si aspetti però dalla Sobrino del chiacchiericcio sconveniente: curiosità, molti aneddoti divertenti, qualche dispetto, qualche tradimento, ma soprattutto l
ustri di straordinario entusiasmo e fede nel ruolo educativo, sociale e politico della cultura. Il resoconto è un poco agiografico, ma come lo è sempre la storia di fronte alla cronaca, come lo sono i ricordi davanti al presente.E comunque i nomi che si susseguono nelle sue pagine – giurati, finalisti, premiati – da soli bastano a indurci all’inchino: Montale, Ungaretti, Tobino, Moravia, Pasolini, Bigongiari, Bonsanti, Carlo Bo, Lalla Romano, Elsa Morante, Ernesto Balducci, Giuseppe Berto, Umberto Eco, Argan, Piovene, Manara Valgimigli, e si potrebbe continuare a lungo. Immaginate poi sul palco a leggere brani dei libri vincitori Eduardo De Filippo e in platea, tra attori e autorità, Alberto Mondadori e Giulio Einaudi. Lunghe notti di lettere e mondanità che si concludevano con l’esibizione di Carla Fracci o con la voce roca di Fred Bongusto, o proseguivano alla Bussola di Bernardini dove cantava Mina o magari, quella sera, Aretha Franklin.Pagine che alternano affetto e graffi e dove troviamo le lacrime di Giorgio Saviane lasciato dalla sua compagna, un Moravia che si ritira perché non è sicuro di vincere, la ‘sceneggiata’ di Oriana Fallaci, le bizze amorose di Giovanni Raboni.Tra quarant’anni lo stesso effetto faranno le liti di ieri e i vincitori della prossima estate. O almeno ce lo auguriamo.